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This is my dance space!
Lo spazio e la musica in otto esempi. - 22 gennaio 2023
La musica e lo spazio sono legate da un rapporto complesso e articolato.
Un libro che racconta questa relazione è Come funziona la musica di David Byrne, frontman dei Talking Heads.

Il suono rappresenta una caratteristica talvolta sottovalutata della nostra percezione della spazialità. L’udito ci permette d'intuire la dimensione di un ambiente, la posizione e il materiale da cui un suono proviene, perfino di associare i rumori gravi o acuti in natura alla presenza nelle vicinanze di potenziali pericoli; sfruttando questa capacità, un musicista può decidere di porsi in primo piano o in lontananza rispetto al suo ascoltatore, scegliendo opportunamente la dinamica della sua esecuzione.

Attraverso lo sviluppo dell’architettura e dell’acustica siamo entrati in possesso degli strumenti e delle conoscenze necessari a comprendere e controllare questa relazione. Lo spazio è divenuto un dispositivo, un prodotto della tecnica, le cui caratteristiche vengono definite per rispondere a specifiche necessità dell’uomo: la musica che ha origine in questi luoghi è direttamente influenzata dalle possibilità che lo spazio offre. Un esempio di questa trasformazione sono le chiese e le cattedrali:

Si dà solitamente per scontato che gran parte della musica occidentale del medioevo sia armonicamente "semplice" [...] dato che i compositori non avevano ancora sviluppato l'uso di armonie complesse. In questo contesto non c'è alcun bisogno o desiderio di armonie complicate, che in tali spazi suonerebbero malissimo.

Non è un caso che la musica suonata in queste ampie sale, le cui dimensioni generano forti e lunghi riverberi, sia caratterizzata da pochi cambi di tonalità: si pensi al canto gregoriano o a questa performance dei Sunn O))).

Lo sviluppo delle tecnologie di registrazione e riproduzione sonora hanno in molti casi interrotto l'immediatezza di questo rapporto.
I lettori multimediali, gli impianti in alta fedeltà presenti nelle case e addirittura nelle automobili, gli smartphone e le casse portatili hanno rivoluzionato il nostro modo di concepire la musica: improvvisamente, è diventato possibile ascoltare i nostri dischi preferiti in qualsiasi luogo o contesto, in qualità superiore rispetto a quella rappresentata dalle esibizioni dal vivo, sia per la definizione del suono che per la precisione dell'esecuzione registrata.

L'hip-hop è diverso da qualunque cosa sia possibile produrre con strumenti acustici. Il cordone ombelicale è stato reciso. Il legame tra musica registrata e il musicista ed esecutore dal vivo è un ricordo del passato. 

L'invenzione della stereofonia e lo sviluppo di algoritmi di elaborazione digitale in grado di ricreare artificialmente e con elevata fedeltà le informazioni spaziali presenti nel suono, come il riverbero e il posizionamento delle sorgenti nell'immagine sonora, hanno portato al quasi completo ribaltamento di quello che potremmo definire il primato storico dello spazio sulla musica.

Credo sia però importante riflettere sul fatto che, sebbene lo spazio in quanto vincolo tecnologico sia stato relativamente superato, questo rimanga la dimensione sociale nella quale le persone si incontrano, socializzano e avviano collaborazioni.

I luoghi delle nostre città rappresentano un ritrovo per chi condivide estetiche simili e offrono un’opportunità di contaminazione reciproca nel caso in cui queste siano differenti.

La disponibilità e la qualità dello spazio pubblico messo al servizio degli artisti rappresenta una questione più che mai politica: l’inclusività, l'accessibilità e le possibilità d'insediamento offerte dalle vie, dalle piazze e dai locali delle nostre città, tanto nei centri urbani quanto in periferia, hanno una ricaduta fondamentale non solo sullo sviluppo di un'offerta culturale che sia fruibile e varia, ma anche sulle narrazioni che gli stessi artisti adottano nelle loro opere.

Lo spazio non solo rimane lo scenario nel quale gli immaginari degli artisti sono stati pensati, ma attraverso tali narrazioni subisce un processo di riappropriazione culturale, trasformandosi per venire incontro ai desideri e alle necessità di chi lo abita.

Ho raccolto qualche esempio sui modi in cui lo spazio è stato concepito, attraversato e narrato da alcuni dei miei artisti preferiti.

Una superstrada verso nuove sonorità
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black midi - Speedway

New city
Old buildings
Build this ground
On floodplain
Near needly water
And dogshit park
In questa traccia tratta dal loro primo album Schlagenheim, l'ascoltatore viene introdotto in un paesaggio urbano trascurato e monotono: nuove città e palazzine sorgono secondo norme prescritte, in uno spazio che, se pur in continua crescita ed espansione, rimane identico a se stesso.

Honey, we won't build to this code

La volontà di abbandonare il codice e la tradizione, di sperimentare nuove organizzazioni dello spazio suona come il tentativo di liberarsi dai vincoli dell'industria musicale, come la pretesa di emergere da una scena inglese troppo attaccata alla storia del rock tradizionale.

This new city
This new town
This new sound
This new ground

All'interno dell'album, il tema della città e dell'abitabilità viene ripreso inoltre nella traccia Near DT, MI [Detroit, Michigan, nda], dove viene riportato un caso d'inquinamento da piombo avvenuto nella falda acquifera di Flint.

Fantasmi e dissenso
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Burial - Raver

Ho avuto modo di apprezzare Burial solo anni dopo averlo ascoltato per la prima volta, leggendo qualche passaggio di Mark Fisher: la sua musica è evidentemente legata al paesaggio della metropoli londinese, alla sua freneticità incontrollabile e alla nostalgia per un universo fatto di memorie digitali, club e cultura underground.
Pur essendo un artista radicato nel suo territorio, la sua musica è in grado di essere trasversale e di rappresentare anche chi gli vive lontano, in contesti molto diversi: descrive il processo di globalizzazione che attraversa le nostre città, l'assenza-presenza di una realtà antagonista alla città-che-produce, come quella dei Rave party (a cui lui stesso ammette di non aver mai partecipato).
Attraverso la sua immaginazione, Burial riesce a fare appello a una generazione fantasma che non è riuscita a farsi sentire con la propria voce ma che comunque ha saputo raccontare il suo immaginario, riappropriandosene con la voce di altri, attraverso suoni campionati, rubati da videogiochi e dalla musica consigliata da suo fratello.

Wire (Mark Fisher): Your music seems to be about the after effects of Rave, about never actually experiencing it.
Burial: I’ve never been to a festival. Never been to a rave in a field. Never been to a big warehouse, never been to an illegal party, just clubs and playing tunes indoors or whatever. I heard about it, dreamed about it. My brother might bring back these records that seemed really adult to me and I couldn’t believe I had ‘em. It was like when you first saw Terminator or Alien when you're only little. I’d get a rush from it, I was hearing this other world, and my brother would drop by late and I’d fall asleep listening to tunes he put on.
Aspettative, provenienza e cura


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Quercia - Bivio
Di tutte le cose che abbiamo perso e perderemo è un disco che ho aspettato per tanto tempo ma che è comunque riuscito a sorprendermi: rappresenta un tentativo di affrontare l'abbandono, il lutto e di superare l'isolamento che ne consegue.
Pezzi come Torri, Ridevamo e Bivio nascono da spazi vissuti nella quotidianità, si sviluppano dallo sguardo con cui li osserviamo mentre ce ne allontaniamo e dalla consapevolezza che una parte di noi è indissolubilmente legata a quello che in questi luoghi credevamo o abbiamo imparato essere la realtà.

Siamo nati dove non esiste la pianura
E l'asfalto si spacca ogni due giorni
L'abitudine di guardare dal basso verso l'alto
ci fa vedere salite ovunque andiamo.
Il tentativo di collettivizzare un processo di accettazione della perdita configura questo disco come uno spazio di cura, in cui l'ascoltatore può trovare conforto, comprensione o semplicemente sfogo.
Il tutto condito da una buona dose di rabbia.

Ci pensi mai alle occasioni mancate
Alle strade lasciate deserte
Al momento del bivio?


Il luogo magico e il linguaggio
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Tanca - Iosonouncane

Nel cielo svuotato
Nelle cime bruciate
Il giorno risale il seme
Scopre le rive il sole
E nel mattino avrà
Nuova fame per arare il fondo
E alle cime bruciate ritornare.

DIE è il secondo album di Iosonouncane.

I protagonisti del disco sono due amanti: lui è in mare e sta rischiando la sua vita per ritornare a casa, lei è sulla riva e può solo osservare l'orizzonte in burrasca sperando di scorgerlo rientrare a terra, in salvo.

La natura fatta di scogli, sale, terra e dal calore soffocante del sole è descritta come una forza violenta e fuori dal controllo dei personaggi: le parole di Iosonouncane, unite agli elementi sonori fatti di canto a tenore sardo, improvvisazione elettronica e ritmi tribali proiettano l'ascoltatore in una dimensione altra.
In questo altrove, la potenza del linguaggio spogliato della sua funzione umana è in grado di descrivere la forza di una natura inorganica ma viva, completamente indifferente alle questioni umane.

In sardo la tanca è un pezzo di terra recintato e utilizzato per il pascolo.
Dalle mie parti è il monte ai piedi del quale, lungo la scogliera, si trova il cimitero.⁽¹⁾


La tanca è contemporaneamente l'inizio e la fine di questo racconto, il confine dello spazio in cui avviene la vicenda e rappresenta pertanto l'accesso ad un luogo magico: tale connotazione magica non consiste in forze trascendenti o mistiche, ma nell'estraneità delle sue logiche da qualsiasi principio concorde al senso e alle necessità umane.

La natura è magica in quanto agisce secondo principi propri e non vede l'uomo come fine delle sue azioni.
Con le parole di Eugene Thacker nel suo libro Tra le ceneri di questo pianeta:

Il luogo magico è il posto nel quale il nascondimento del mondo si manifesta in modo paradossale. [...] può essere situato nelle grotte e negli anfratti più bui, oscuri ed appartati. [...] Se il cerchio magico rappresenta l'umano che si affaccia sul fuori per confrontarsi con l'anonimo e inumano mondo occulto, il luogo magico rappresenta questo stesso mondo occulto, colto nel momento in cui ci restituisce lo sguardo.

Il non luogo
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Radiohead - Let Down

Transport
Motorways and tramlines
Starting and then stopping
Taking off and landing
The emptiest of feelings.

Ok Computer dei Radiohead è un lavoro che ha provato a rappresentare, attraverso la seriosità di 1984 e l'ironia di Guida Galattica per Autostoppisti, una società sempre più performativa e orientata al profitto: l'individuo è isolato, viene contemporaneamente soccorso e vittimizzato dalla tecnologia, perde il suo rapporto con l'emotività e si trasforma progressivamente in un automa che accelera verso l'ignoto.
Let Down si apre, per riprendere le parole di Zygmunt Bauman in Modernità Liquida, con una lista di non-luoghi, zone delle nostre città svuotate del loro significato sociale, adatti non più all'insediamento ma unicamente all'attraversamento dello spazio.

Qualunque attività debba essere e venga espletata nei non-luoghi, chiunque si trovi lì deve sentirsi a casa propria, ma nessuno deve comportarsi come a casa propria.
Il non-luogo «è uno spazio privo delle espressioni simboliche di identità, relazioni e storia: esempi di tali non luoghi sono gli aeroporti, le autostrade, le anonime stanze d’albergo, i mezzi pubblici di trasporto [...]».

Let Down è una testimonianza sullo stress e l'alienazione causata dai tour e dalla necessità di spostarsi continuamente per necessità artistiche, sulla nostalgia di tornare a casa.

Spostarsi per cambiare
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Premiata Forneria Marconi - Appena un Po'

Appena un Po' è la opening track di Per un Amico, secondo album della PFM.
La traccia ha una strumentale sognante e orchestrale, che spazia da momenti con sonorità medievali a motivi più progressive e carichi di groove.
Il testo racconta la sensazione che accompagna chi sente di dover cambiare contesto per reinventare se stesso, con tutte le insicurezze, i rischi e le promesse che questo cambiamento comporta.

Subito
Via di qua
In un altra realtà
Ritrovarmi
Uh però
Per vedere spazio davanti a me.

Consenso
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Idles - Ne Touche Pas Moi

This is a sawn-off
For the cat-callers
This is a pistol
For the wolf whistle
'Cause your body is your body
And it belongs to nobody
But you.

Un'enorme palla rosa colpisce un uomo a petto nudo in piena faccia.
È la copertina di Ultra Mono, ma rappresenta anche l'approccio irriverente che gli Idles dal 2009 hanno adottato nella loro musica: non più semplice intrattenimento, ma uno spazio di propaganda pronto ad appoggiare movimenti che si occupano di questioni di genere, razzismo, omolesbotransfobia e non solo.
Con Ne Touche Pas Moi, la canzone stessa diventa uno strumento di politicizzazione dello spazio del proprio corpo e della pista da ballo, un'arma da cantare collettivamente in faccia al machismo e ai cat-callers.

Ne touche pas moi
This is your dance space
Ne touche pas moi
This is my dance space
Ne touche pas moi
Consent, consent, consent.


La geografia di una relazione
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Any Other - Travelling Hard

Travelling hard
Too much away for someone at my age
Guess that I will fake it.

Two, Geography è un disco intimo e di ricerca personale dove Adele Altro, in arte Any Other, esplora la fine di una relazione complicata, ricostruendone la geografia, interrogandosi sui suoi bisogni all'interno e all'esterno della coppia, ripercorrendone le scelte, gli sbagli e gli strappi.
Tanti brani solo legati alla spazialità: Walkthrought è una splendida ballata in stile Phil Elverum, Travelling Hard, che cita l'esperienza dei tour iniziati in giovane età dopo il primo album Silently. Quietly. Going Away, e la traccia finale A Place, che pur trovandosi alla fine dell'album è stata la prima a essere stata scritta.

Now that I don't
Know what is real and what is really not
I should change perspective
It's not a crime to be this young, well.
Effetto Graduale Cyan Immagine
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